Marina e Ulay
Ho ribattezzato questa mia sedia “Marina e Ulay”, dopo aver letto l’incredibile autobiografia di Marina Abramović, forse la più grande e famosa artista contemporanea, la “nonna della performance art”, come si definisce lei.
Lei e Ulay, compagni nella vita e nel lavoro per 12 anni, a un certo punto decisero di fare questa performance: avrebbero percorso la Grande Muraglia Cinese partendo dai due lati opposti (dato che il fuoco è il simbolo del principio maschile e l’acqua di quello femminile, Ulay sarebbe partito dal deserto e Marina dal mare) e incontrandosi a metà strada, si sarebbero sposati.
Solo che anni dopo, nel momento in cui la performance finalmente, a seguito di innumerevoli problemi burocratici, avrebbe dovuto aver luogo, Marina e Ulay insieme non stavano più. Eppure decisero comunque di compiere il cammino, non per incontrarsi e celebrare il loro amore, ma solo per per incontrarsi e dirsi addio.
Può sembrare una storia triste, ma è soprattutto una storia di rinascita e del suo cammino doloroso ma consapevole e necessario. Si nasce piangendo e soffrendo, allo stesso modo si rinasce nel corso della vita, e nonostante tutto il dolore, è sempre un miracolo ❤️
Così scrive Marina:
“Le risposte che mi piacciono di meno sono quelle da cui imparo di più” ?
Nella mia sedia mi è sembrato di rivedere metaforicamente il loro cammino l’uno verso l’altra, il principio femminile verso quello maschile, separati eppure uniti dallo stesso dolore e dallo stesso scopo.
Nella seconda foto l’incontro sulla muraglia cinese di Marina e Ulay, nel 1988, dopo tre mesi di cammino.
Per vedere meglio la mia sedia puoi cliccare qui