La sedia del Comandante!

L’unica cosa che so dell’origine di questa sedia è che proviene da una nave ed era la cosiddetta Captain’s Chair, la sedia del comandante. Dal design suppongo sia di origine svedese o comunque nord europea.
Aver visto Titanic svariate volte probabilmente mi ha un po’ influenzato nell’immaginare il contesto in cui questa sedia si trovava, però ho voluto decorarla rispettando le sue origini e la sua storia. Ecco che allora ho scelto 4 colori per dipingerla:
– L’Azzurro delle onde del mare
– il Rosa di animali e vegetazione esotici
– il Giallo del sole
– il Rosso di meravigliosi tramonti visti da una nave in mezzo al mare.

E poi, sopra i suoi colori, un po’ come fosse un vecchio marinaio ⚓️ che, secondo la tradizione, ad ogni nuova partenza doveva farsi un tatuaggio, ho voluto “tatuarle” una frase: YOU ARE STRONGER THAN YOU THINK!
Ovvero, “sei più forte di quello che pensi!”.
Perché: è proprio quando pensiamo di non farcela più e di non avere più alcuna forza e possibilità, che incredibilmente troviamo risorse che non pensavamo di avere e ci scopriamo più forti di quanto pensassimo!
Come una sedia che, dopo aver solcato oceani e aver affrontato intemperie e tempeste in mare aperto, dopo esser passata di mano in mano, pensava fosse finita la sua storia…e invece no!! Eccola a nuova, impensata e colorata vita!!! ?✌️

…e la puoi trovare cliccando qui!

Marina e Ulay

Ho ribattezzato questa mia sedia “Marina e Ulay”, dopo aver letto l’incredibile autobiografia di Marina Abramović, forse la più grande e famosa artista contemporanea, la “nonna della performance art”, come si definisce lei.
Lei e Ulay, compagni nella vita e nel lavoro per 12 anni, a un certo punto decisero di fare questa performance: avrebbero percorso la Grande Muraglia Cinese partendo dai due lati opposti (dato che il fuoco è il simbolo del principio maschile e l’acqua di quello femminile, Ulay sarebbe partito dal deserto e Marina dal mare) e incontrandosi a metà strada, si sarebbero sposati.
Solo che anni dopo, nel momento in cui la performance finalmente, a seguito di innumerevoli problemi burocratici, avrebbe dovuto aver luogo, Marina e Ulay insieme non stavano più. Eppure decisero comunque di compiere il cammino, non per incontrarsi e celebrare il loro amore, ma solo per per incontrarsi e dirsi addio.
Può sembrare una storia triste, ma è soprattutto una storia di rinascita e del suo cammino doloroso ma consapevole e necessario. Si nasce piangendo e soffrendo, allo stesso modo si rinasce nel corso della vita, e nonostante tutto il dolore, è sempre un miracolo ❤️
Così scrive Marina:
“Le risposte che mi piacciono di meno sono quelle da cui imparo di più” ?

Nella mia sedia mi è sembrato di rivedere metaforicamente il loro cammino l’uno verso l’altra, il principio femminile verso quello maschile, separati eppure uniti dallo stesso dolore e dallo stesso scopo.

Nella seconda foto l’incontro sulla muraglia cinese di Marina e Ulay, nel 1988, dopo tre mesi di cammino.

Per vedere meglio la mia sedia puoi cliccare qui

Frilvia Zackahlo✊?

Frilvia Zackahlo?

L’anno scorso ero piuttosto ossessionata da Frida, quindi, dopo averla dipinta su svariate sedie, pannelli, ciotole, telefoni, mi pareva giusto omaggiarla anche su di me ??

Provo molta ammirazione per le donne che sanno distinguersi grazie a una forte personalità, lontana dagli stereotipi e da un’omologazione dominante e appiattente. Mi piace chi sa indossare con disinvoltura i propri difetti e i propri squarci fisici ed emotivi, trasformandoli in punti di forza e di riconoscibilità. Mi piace chi coltiva la libertà di piacere a se stessa prima che al mondo. Forse per tutte queste ragioni ho adorato Frida Kahlo! #vivalavida ❤️

Le parole sono importanti?

“Ma allora tu sei un’artigiana? Un’artista? Una pittrice? Una creativa? Una decoratrice?”
Capita spesso che mi facciano questa domanda e io mi senta in imbarazzo nel trovare una giusta risposta. Un po’ come come una renna che si traveste da unicorno ☝️non so bene definirmi neppure io, perché non mi riconosco in nessuna di quelle definizioni ma un pochino in tutte. Nutro anche grande stima per tutte quelle categorie e mi parrebbe mancare loro di rispetto associandomi in toto a una di esse, perché non possiedo tutte le conoscenze e le caratteristiche che competono a ciascuna.
Persino quando ho aperto la Partita IVA la commercialista non sapeva in quale tipologia di attività inserirmi (alla fine abbiamo scelto il codice 90.03 che mi identifica come “altre creazioni artistiche e letterarie” ?).
Sembra essere quasi una necessità del genere umano classificare il prossimo entro categorie ben precise e delineate. Vero che le parole sono importanti, come sosteneva il buon Nanni Moretti. Ti riconoscono un ruolo, un valore, una posizione. Ti identificano. Allo stesso tempo però hanno anche il potere di creare confini, di ghettizzare, di stigmatizzare, di immobilizzare una situazione. Proprio per questo sono così importanti e credo sia sempre opportuno sceglierle con attenzione.
Rimane però il fatto che, aldilà di ogni categoria e definizione con cui veniamo bollati nostro malgrado, siamo definiti soprattutto da quello che facciamo con amore e passione, anche in assenza di una parola che lo descriva alla lettera. Perché questo nostro fare appassionato può farci spaziare e saltare incuriositi da una disciplina all’altra, nell’urgenza di far uscire nella sua forma migliore ciò che incredibilmente ci compare all’unisono nel cuore e nella testa e preme per venir fuori e prendere vita. Proprio come un unicorno che scalpita dentro una renna! ?❤️

#selfiesforintroverts

 

 

Qualche giorno fa ho scoperto su Instagram questo hashtag, #selfiesforintroverts , che mi ha incuriosito molto, un po’ perché sono io stessa una gran timida, un po’ perché mi pareva paradossale, poiché chi è timido e introverso per antonomasia non ama troppo mostrarsi, tantomeno attraverso un selfie.
Però, mossa da curiosità, ne sono andata a vedere la galleria, pensando di trovare ben poca roba, e invece ho trovato delle foto fantastiche e veramente di grande ispirazione, ricche di delicatezza e raffinata fantasia.
Sono convinta che la timidezza, pur con tutto il disagio che può generare, sia però un grande detonatore per la creatività, se non altro perché ti costringe, tuo malgrado, a dover elaborare continuamente delle strategie per non esporti mai completamente, per startene al riparo ma in un bel posticino, per far sapere che ci sei, ma non troppo! In questa continua e affannosa fuga da possibili impacci e imbarazzi, capita che si affinino però alcune caratteristiche indispensabili alla propria “salvaguardia”, come ad esempio un’attenta capacità di osservazione e di ascolto, un’empatia che ti porta spesso ad un assorbimento totale di situazioni e umori altrui, una sensibilità che sovente diventa eccessiva.
A volte è un grosso limite, a volte è una benedizione.
A volte è un dolore atroce, a volte una gioia sconfinata! ❤️
(Nella foto io e il mio telefono Ziggy! ?‍??)

 

Ceci n’est pas une licorne

Manifesto del mio Surrealismo: Adorno, la renna che si credeva un unicorno ?✌️

(Omaggio a Ceci n’est pas une pipe, del grande Magritte ?)

Trattasi in realtà di renna a dondolo dell’Ikea, dipinta con sembianze di unicorno ??, è adatta a bambini a partire dai 18 mesi e si può ordinare nel mio shop.silviazacchello.com oppure scrivendomi o contattandomi direttamente ?

Lasciami tutte le rughe

Questo è il mio tavolo di lavoro e quando lo guardo mi torna talvolta in mente la frase che Anna Magnani disse alla sua truccatrice: “lasciami tutte le rughe, c’ho messo una vita a farmele!”.

10 anni fa il mio fantastico fratello mi ha regalato questo tavolo, ed era una splendida , costosa e perfetta tavola di legno, che temevo di violare nella sua bellezza dovendoci lavorare sopra. I primi tempi addirittura mettevo un telo di plastica per non sporcarlo. Ma non solo la plastica ne oscurava tutta la bellezza, ma rendeva anche il tutto freddo e asettico. Così un giorno ho buttato il telo, e ho cominciato a lavorare direttamente sopra il legno, mettendo da parte la paura di rovinarlo e sporcarlo.
Mese dopo mese, anno dopo anno, lavoro dopo lavoro, il mio tavolo è diventato questa superficie rugosa e coloratissima di cui vado particolarmente fiera! Ci sono segni che so esattamente ricondurre a episodi, a periodi, a lavori, a persone. Ci sono tutti i colori che ho usato e quelli che ho creato. C’è un torrido giorno di agosto in cui io e mio fratello l’abbiamo portato su in spalla per 8 piani di scale, perché non ci stava in ascensore! Ci sono lacrime, sudore e sangue, e non solo in senso figurato! C’è soprattutto una storia, la mia storia, che si collega e si interseca con mille altre storie. E mi ricorda che mettere da parte la paura di sporcare, di sbagliare, di rischiare, è fondamentale per dare vita a cose inaspettatamente meravigliose, come il mio tavolo ai miei occhi!

Parafrasando Anna Magnani quindi, direi: “non spianatemi il tavolo, c’ho messo una vita a renderlo così!!!”. Rugoso, imperfetto, irregolare, macchiato ovunque. Ma vivo, vissuto, unico e incantevolmente mio

Ogni mattina una Partita IVA

Ogni mattina una Partita IVA si sveglia e sa che dovrà correre più forte dei suoi F24.
È l’unico capitano della sua piccola barca e questo talvolta la spaventa, perché il mare lì fuori sa essere anche insidioso e ostile; nebbie e tempeste compaiono senza preavviso e il vento non soffia sempre nella direzione giusta e sperata.
Ma a furia di cercarlo, capita che il sole ricompaia, il vento divenga favorevole, e, inaspettatamente, nel bel mezzo di una tempesta, si scopra persino di aver imparato a tenervi testa.
Allora ecco che essere proprio in quella piccola barca, poterla condurre, conoscere ogni giorno un po’ di più il mare così da non averne ancora paura, avere avanti a sè sempre nuovi orizzonti da scoprire…sembra solo di una bellezza devastante e sconsiderata!!! ?❤️
#iononhopaura #nonsimolla ?✌️?
(foto tratta da un altro angolo sobrio e minimalista di casa mia! ?)

Etimologia vintage

Una cosa che mi appassiona sempre molto è scoprire l’etimo delle parole, perché il più delle volte dietro una semplice parola si nascondono storie molto affascinanti. ?
Pazzesco per esempio che l’origine del termine “Vintage” non abbia in realtà nulla a che fare con abiti o mobili, ai quali solitamente l’abbiniamo.
Deriva infatti dal francese antico Vendenge (vendemmia), che a sua volta deriva dal latino Vindimia, e sta ad indicare una grande vendemmia dalla quale sono derivati vini pregiati poi divenuti leggendari!
Negli anni è divenuto più genericamente un attributo per indicare qualcosa di valore e datato, come, appunto, un ottimo vino di annata! ??
Dicono sia una parola inglese di derivazione francese e quindi andrebbe pronunciata all’inglese… ma io adoro pronunciarla alla francese! ??❤️

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: