#selfiesforintroverts

 

 

Qualche giorno fa ho scoperto su Instagram questo hashtag, #selfiesforintroverts , che mi ha incuriosito molto, un po’ perché sono io stessa una gran timida, un po’ perché mi pareva paradossale, poiché chi è timido e introverso per antonomasia non ama troppo mostrarsi, tantomeno attraverso un selfie.
Però, mossa da curiosità, ne sono andata a vedere la galleria, pensando di trovare ben poca roba, e invece ho trovato delle foto fantastiche e veramente di grande ispirazione, ricche di delicatezza e raffinata fantasia.
Sono convinta che la timidezza, pur con tutto il disagio che può generare, sia però un grande detonatore per la creatività, se non altro perché ti costringe, tuo malgrado, a dover elaborare continuamente delle strategie per non esporti mai completamente, per startene al riparo ma in un bel posticino, per far sapere che ci sei, ma non troppo! In questa continua e affannosa fuga da possibili impacci e imbarazzi, capita che si affinino però alcune caratteristiche indispensabili alla propria “salvaguardia”, come ad esempio un’attenta capacità di osservazione e di ascolto, un’empatia che ti porta spesso ad un assorbimento totale di situazioni e umori altrui, una sensibilità che sovente diventa eccessiva.
A volte è un grosso limite, a volte è una benedizione.
A volte è un dolore atroce, a volte una gioia sconfinata! ❤️
(Nella foto io e il mio telefono Ziggy! ?‍??)

 

Ceci n’est pas une licorne

Manifesto del mio Surrealismo: Adorno, la renna che si credeva un unicorno ?✌️

(Omaggio a Ceci n’est pas une pipe, del grande Magritte ?)

Trattasi in realtà di renna a dondolo dell’Ikea, dipinta con sembianze di unicorno ??, è adatta a bambini a partire dai 18 mesi e si può ordinare nel mio shop.silviazacchello.com oppure scrivendomi o contattandomi direttamente ?

Lasciami tutte le rughe

Questo è il mio tavolo di lavoro e quando lo guardo mi torna talvolta in mente la frase che Anna Magnani disse alla sua truccatrice: “lasciami tutte le rughe, c’ho messo una vita a farmele!”.

10 anni fa il mio fantastico fratello mi ha regalato questo tavolo, ed era una splendida , costosa e perfetta tavola di legno, che temevo di violare nella sua bellezza dovendoci lavorare sopra. I primi tempi addirittura mettevo un telo di plastica per non sporcarlo. Ma non solo la plastica ne oscurava tutta la bellezza, ma rendeva anche il tutto freddo e asettico. Così un giorno ho buttato il telo, e ho cominciato a lavorare direttamente sopra il legno, mettendo da parte la paura di rovinarlo e sporcarlo.
Mese dopo mese, anno dopo anno, lavoro dopo lavoro, il mio tavolo è diventato questa superficie rugosa e coloratissima di cui vado particolarmente fiera! Ci sono segni che so esattamente ricondurre a episodi, a periodi, a lavori, a persone. Ci sono tutti i colori che ho usato e quelli che ho creato. C’è un torrido giorno di agosto in cui io e mio fratello l’abbiamo portato su in spalla per 8 piani di scale, perché non ci stava in ascensore! Ci sono lacrime, sudore e sangue, e non solo in senso figurato! C’è soprattutto una storia, la mia storia, che si collega e si interseca con mille altre storie. E mi ricorda che mettere da parte la paura di sporcare, di sbagliare, di rischiare, è fondamentale per dare vita a cose inaspettatamente meravigliose, come il mio tavolo ai miei occhi!

Parafrasando Anna Magnani quindi, direi: “non spianatemi il tavolo, c’ho messo una vita a renderlo così!!!”. Rugoso, imperfetto, irregolare, macchiato ovunque. Ma vivo, vissuto, unico e incantevolmente mio

Ogni mattina una Partita IVA

Ogni mattina una Partita IVA si sveglia e sa che dovrà correre più forte dei suoi F24.
È l’unico capitano della sua piccola barca e questo talvolta la spaventa, perché il mare lì fuori sa essere anche insidioso e ostile; nebbie e tempeste compaiono senza preavviso e il vento non soffia sempre nella direzione giusta e sperata.
Ma a furia di cercarlo, capita che il sole ricompaia, il vento divenga favorevole, e, inaspettatamente, nel bel mezzo di una tempesta, si scopra persino di aver imparato a tenervi testa.
Allora ecco che essere proprio in quella piccola barca, poterla condurre, conoscere ogni giorno un po’ di più il mare così da non averne ancora paura, avere avanti a sè sempre nuovi orizzonti da scoprire…sembra solo di una bellezza devastante e sconsiderata!!! ?❤️
#iononhopaura #nonsimolla ?✌️?
(foto tratta da un altro angolo sobrio e minimalista di casa mia! ?)

Etimologia vintage

Una cosa che mi appassiona sempre molto è scoprire l’etimo delle parole, perché il più delle volte dietro una semplice parola si nascondono storie molto affascinanti. ?
Pazzesco per esempio che l’origine del termine “Vintage” non abbia in realtà nulla a che fare con abiti o mobili, ai quali solitamente l’abbiniamo.
Deriva infatti dal francese antico Vendenge (vendemmia), che a sua volta deriva dal latino Vindimia, e sta ad indicare una grande vendemmia dalla quale sono derivati vini pregiati poi divenuti leggendari!
Negli anni è divenuto più genericamente un attributo per indicare qualcosa di valore e datato, come, appunto, un ottimo vino di annata! ??
Dicono sia una parola inglese di derivazione francese e quindi andrebbe pronunciata all’inglese… ma io adoro pronunciarla alla francese! ??❤️

10 giorni fa mi ha scritto un’organizzatrice di eventi di New York, chiedendomi se potessi inviarle un video della durata di massimo 30 secondi su me e il mio lavoro, che sarebbe poi stato proiettato alla White Box Gallery di Chelsea, fifth Avenue, New York, in occasione di una piccola mostra sulla Pop Art contemporanea, come evento collaterale alla settimana della moda newyorkese. Eccolo!
Ringrazio infinitamente Ting Lee che ha organizzato questo evento e mi ha cercata, dandomi questa possibilità ❤️?
E poi ringrazio con tutto il mio cuore e anche di più Chiara Portinari e Bruno Mameli che con il materiale scadente da me inviato hanno creato una meraviglia in brevissimo tempo, pur trovandosi a Londra e non certo in vacanza! Sono due creativi veri e due persone fantastiche, cui non finirò mai di esprimere eterna gratitudine e riconoscenza ❤️?
Chiedo invece scusa a Shakespeare per il mio inglese ??

Sedie e storie!

Sedie speciali per clienti speciali! ?
Io trovo che quando ci sia una storia dietro, tutto appaia più interessante,affascinante, unico, irripetibile, magico.
Oggi ho consegnato queste 4 sedie a una splendida e incredibile coppia della mia città, che fin dai miei esordi, pur non conoscendomi minimamente, ha creduto in me e nel mio lavoro, commissionandomi negli anni svariati oggetti da dipingere.
Il soggetto per queste sedie mi è stato suggerito da loro, che mi hanno raccontato di come a volte trascorrano piacevoli serate in casa giocando a poker con gli amici, in un clima conviviale e allegro. Per aggiungere allegria e colore a tali serate allora, perché non arricchire la stanza con le mie sedie!? ?
Davanti ad un caffè poi mi hanno raccontato un po’ della loro storia, della loro terra, di tutte le difficoltà di un trasloco fatto nel 1980 dalla Sardegna con due bambini piccolissimi, per quella che è stata ed è tuttora una brillantissima carriera di giornalista e scrittore, dell’aver conosciuto Dario Fo, dell’aver lavorato e viaggiato con Enzo Biagi, della passione per Fabrizio De Andrè, di una pizzeria vicino casa mia che ora non c’è più, del palazzo nel quale hanno abitato per 10 anni qui a Mestre, dove qualche piano più sotto di loro lavorava il mio papà…
Ho ascoltato tutto estasiata, avida di racconti e particolari, felice e grata di averli conosciuti.
Mi piace pensare che in qualche modo tutte le nostre storie siano destinate a un certo punto ad incrociarsi, nostro malgrado. Mi piace pensare che gli oggetti che dipingo e che entrano poi nelle vostre case segnino non solo un nuovo arredamento, ma anche un incontro tra le nostre diverse storie, provenienze, esperienze, vite! ❤️

Quelli che

Noi che cerchiamo ogni giorno di fare il lavoro che amiamo e che ci appassiona, notiamo ogni minimo difetto e imperfezione in quello che facciamo, ma poi andiamo in giro con gli abiti non stirati e le etichette di fuori. Inciampiamo ovunque e siamo pieni di piccoli lividi a furia di sbattere contro tutti gli spigoli appena ci muoviamo, perché neanche fossimo tuareg nel deserto, il nostro sguardo cerca sempre un orizzonte lontano e mai la terra sotto i piedi. Capita così che mettiamo le chiavi in frigo e lo zucchero nell’insalata, bruciamo moke e pentole e sbagliamo continuamente strada. ?
Siamo quelli che “ma no che non mi disturba se mi chiama venerdì sera alle 23 per delle informazioni”. E lo crediamo veramente! Siamo quelli che non ci dormono la notte per pensare a un nuovo progetto.
Siamo quelli dall’incrollabile e talvolta immotivato ottimismo, ci crediamo sempre, nonostante tutto, perché un giorno abbiamo deciso che non ci saremmo mai lamentati, poiché inseguire una passione non è solo una semplice scelta: è un privilegio.
Siamo quelli che spesso non vengono capiti, ma che una cosa però l’hanno capita: alla fine della giornata i conti li fai solo con te stesso e, al massimo, con il commercialista.

Consapevoli di tutti i nostri limiti, continuiamo imperterriti a errare, sperando davvero con tutto il cuore ci saranno perdonate tutte le nostre mancanze e sbadataggini. Fatti non fummo a viver come bruti disse Qualcuno, perciò ci si creda: tutto sempre tutto fu fatto solo in nome di bellezza e amore! ❤️?
Buona settimana!!! ?❤️

Perché le sedie?

Perché proprio le sedie?
Questa è la domanda che più frequentemente mi è stata posta, da quando ho iniziato a dipingere le sedie, per l’appunto.
La sedia è forse l’oggetto sul quale maggiormente i designer si sono sbizzarriti nel corso dei secoli, producendo innumerevoli prototipi, più o meno comodi, più o meno plausibili, ma è incredibile come dalla semplice e banale esigenza di sedersi, siano nati capolavori e vere e proprie opere d’arte.
Il design nasce sempre da esigenze pratiche: sedersi, mangiare, dormire, farsi una spremuta, scrivere, lavarsi, etc.. Ricordo che nel corso di Design all’Accademia di Belle Arti, il professore ci invitò a inventare un oggetto, raccomandandoci di non partire dall’oggetto stesso per formulare l’idea, ma appunto da un’esigenza pratica e dal rendere tale esigenza il più comoda e bella possibile.
Il fatto che il design possa unire la praticità del vivere quotidiano con la bellezza di un’opera d’arte, a me ha sempre affascinato. Ecco perché dipingo le sedie: perché mi piace rendere ancora più bello qualcosa che ha anche una funzione pratica.
C’è bisogno di sedersi tanto quanto ci sia bisogno di circondarsi di bellezza e colore!

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